La castagna, anzi il pregiatissimo marrone di Caprese, ha rivestito diversi ruoli nella nostra piccola comunità e nel tempo, al punto di legarsi e intrecciarsi indissolubilmente con il nome e con la storia del paese, divenendo elemento fondante della nostra cultura e motivo d'orgoglio della collettività, quasi al pari dell'aver dato i natali a quel sommo artista che fu Michelangelo.
Il ruolo più determinante che ha ricoperto la castagna, è stato prettamente alimentare: ha per secoli letteralmente salvato dalla fame un piccolo paese di alta collina.
I campi di Caprese ricoprono il fondovalle oppure sono stati strappati con molta fatica ai boschi, sono spesso pietrosi e per natura e clima non hanno mai consentito di ottenere raccolti abbondanti come in pianura.
La soluzione per combattere i momenti di penuria di cereali, soprattutto nei mesi invernali, era sfamarsi con il frutto "dell'albero del pane" e i suoi derivati: castagne secche e farina di castagne.
La polenta di castagne, o polenta dolce, rappresentava per molti la principale fonte di amidi e carboidrati. Polenta dolce accompagnata da un pezzetto di maiale (specialmente le parti più grasse), o da un'aringa sotto sale, o da un po' di ricotta, piatti oggi prelibati e dal gusto agrodolce ed "esotico", una volta per i capresani rappresentavano pranzo e cena di tutti i giorni.
Ma il castagno riveste anche un altro ruolo importante: quello di protagonista dei paesaggi e dei boschi del territorio, e la cura ad esso riservato ha determinato anche la cura e la profonda sensibilità rivolta dai capresani al loro verde patrimonio.
Se il castagno selvatico, da sempre impiegato come materiale da costruzione e d'artigianato, è sia l'ossatura che l'arredo delle case del paese, il castagno da frutto è ossatura e arredo dei nostri boschi.
Provate a fare un'escursione per i sentieri della montagna e vi troverete a passeggiare in veri e propri giardini, sterminati, di bellissimi castagni innestati, alla giusta distanza l'uno dall'altro, dai tronchi spesso secolari, con i rami potati che disegnano splendide intricate figure nell'aria, e con il sottobosco falciato e curato. Osservando la cura e il lavoro che viene riservata loro, e pensando a come la castagna abbia salvato i capresani dalla fame, si potrà anche giustificare e comprendere un po' di gelosia dei proprietari nel difendere i loro frutti nel periodo della raccolta.
E poi c'è il ruolo, come già accennato, di collante storico e sociale del paese, della coltura del castagno come cultura condivisa da tutti gli abitanti.
Se guardate a come è fatta Caprese, vedrete che a fronte di un piccolo centro storico le abitazioni sono perlopiù distribuite in piccole frazioni o in case isolate sparse nel territorio: il castagno tuttavia è qualcosa che, contraltare alla disgregazione geografica, attraverso i secoli ha cementato l'identità degli abitanti, come elemento di vita condiviso e in comune a tutta la popolazione.
Il terreno e il clima di Caprese, sul fianco del Monte Faggeto, nella fascia altimetrica tra i 400 e gli 800 mt. sul livello del mare, offrono l'ambiente ideale per il castagno, che era già una risorsa importante per etruschi prima e romani poi che abitavano la zona, e che hanno lasciato le loro testimonianze in reperti archeologici e toponimi locali.
E' difficile dire quando sia iniziato il lento processo di selezione tramite l'innesto delle piante che davano i frutti più pregiati, ma si hanno già tracce dell'importanza della presenza del castagno nell'ecosistema nell'alto medioevo, secoli IX e X, periodo detto degli Arimanni. Arimanno alla lettera significa "uomo d'arme del nord" (herr-mann, longobardo harimann): i Longobardi furono un'importante presenza nella storia del nostro territorio, famosi furono i "longobardi de Caprese", e ci hanno lasciato molti nomi e fregi scultorei in pietra.
Sicuramente una grande spinta all'evoluzione della castanicoltura fu data dai monaci, benedettini e camaldolesi, che furono gli agronomi più esperti del medioevo e che amministravano diverse pievi e abbazie nel comprensorio (ad esempio Tifi, Dicciano, San Cassiano). Risalgono all'XI e XII secolo vari rogiti notarili di compravendite, regalie e trasmissioni ereditarie, che spesso vedevano protagonisti i succitati istituti religiosi e che in molte occasioni avevano come oggetto proprio i castagneti.
Nel 1386 i nostri castagneti sono citati anche negli Statuti di Caprese, a questo punto la produzione di castagne aveva già raggiunto un'importante rilevanza nell'agricoltura e nell'economia locale tanto che ai primi del '400 l'84% della popolazione era impegnata nella coltura dei pregiati frutti. Ancora oggi abbiamo a Caprese degli esemplari monumentali di castagno innestato testimoni diretti di quell'epoca e che sono databili come risalenti a 500-600 anni fa.
Le leggi che tutelavano i castagneti, produttori e prodotti sono un'altra importante testimonianza di questo periodo, basti citare la rubrica VIII del castagno: "... in settembre convochi il Podestà i Consiglieri per stabilire il modo ed il tempo del raccorre(raccogliere n.d.r.) le castagne e i Consiglieri facciano campari e custodi che le badino, e denunzino chiunque o personalmente o con bestie danneggino i castagneti, e parimente chi facesse la raccolta prima del tempo o diversa da quello ordinato". Decisamente un'interessante precedente storico degli attuali "disciplinare di produzione" e "organismo di controllo".
Da allora la castanicoltura si è fusa sempre di più con la cultura del paese, e lo è tutt'oggi. Ne è la prova anche la ricchezza di termini dialettali capresani che descrivono in maniera molto specifica le fasi di produzione e i singoli elementi della castagnatura. Qualche esempio: gonghio, bricia, balocia, arcerca, grifato, cruccola.
Dopo un iter burocratico durato anni, grazie all'appassionato e paziente lavoro di un comitato di compaesani che hanno portato di fronte alle commissioni europee i dati dell'importanza storica e delle peculiarità organolettiche e uniche dei nostri marroni, finalmente nel 2009 è stata riconosciuta la D.O.P. "Marrone di Caprese Michelangelo".
La D.O.P. è molto importante per Caprese perché è il definitivo riconoscimento delle qualità organolettiche dei nostri marroni, li definisce come peculiarmente pregiati e distinguibili dalle altre castagne, riconoscendoli dunque come unici nel loro genere: varietà Marrone di Caprese Michelangelo.
Inoltre la d.o.p. da' la giusta evidenza ai dati storici che testimoniano il profondo legame del nostro paese con la "cultura della castagna" attraverso i secoli, retaggio di cui noi capresani andiamo orgogliosi e che ci ha consentito di migliorare ulteriormente con lavoro e pazienza un frutto che già la natura ci aveva dato così prelibato.
Oggi i produttori sono riuniti nell'Associazione del Marrone di Caprese Michelangelo D.O.P., che si occupa della promozione e della valorizzazione del nostro pregiato frutto, e di farlo conoscere al mondo.
La castagna di Caprese, oltre ad essere il prodotto agricolo più importante e noto di Caprese e uno dei collanti storici e sociali della nostra piccola comunità, è anche la protagonista dell'evento di maggior richiamo del nostro calendario di eventi: la Festa della Castagna!
La festa si tiene ogni anno in due week-end di ottobre, ovviamente nel mese delle castagne, e vede l'impegno di tutti i capresani nell'accogliere con la massima ospitalità i tanti visitatori nel centro storico del paese. Le origini di questa iniziativa ormai storica e affermata risalgono agli anni 70.
E' ormai una delle sagre più famose e conosciute del centro-Italia, con tema castagne e marroni, e questo non stupisce dato il prestigio dei nostri frutti, ma è anche qualcosa di più di una sagra paesana gastronomica. L'abbiamo chiamata "festa" proprio per distinguerla, è un festival di cibo e di prodotti tipici ovviamente, ma il calendario ricco di eventi e musica, di incontri culturali e a tema, la rendono qualcosa di diverso.
Ovviamente la protagonista è lei: la castagna, o meglio il marrone, dal momento che i frutti di Caprese appartengono quasi nella totalità a questa pregiata varietà specificamente legata al territorio. Alla festa troverete solamente i frutti di caprese, le primizie, i più freschi e più belli, che i capresani cominciano a raccogliere dall'inizio di ottobre e mettono a disposizione dei visitatori direttamente o tramite forme associative, come la storica Cooperativa Agricola Valle Singerna, che riunisce molti piccoli proprietari.
Oltre alle castagne e i marroni del paese troverete i Marroni a marchio D.O.P. (scelti con particolare cura e attenzione con particolari controlli da parte degli enti certificatori in base al rigido disciplinare), e i derivati, anch'essi di grande qualità: castagne secche e farina di castagne, oltre ad altri prodotti suggeriti dalla fantasia dei compaesani.
Anche la parte gastronomica è riservata esclusivamente all'opera dei capresani: le associazioni di volontariato e onlus del paese, come la Confraternita di Misericordia, la Polisportiva, i Donatori di Sangue, l'Istituto Alberghiero, così come le tante piccole e grandi attività private presenti nel comune, preparano dessert e piatti a base di castagne, ora innovativi ora invece tradizionali, come monte bianco, baldino, caldarroste, polenta di castagne e di mais, ciacce fritte, sughi di carne e cinghiale.
Gli eventi legati ai quattro giorni della Festa variano di anno in anno, con programmi sempre nuovi. Si spazia dalla musica agli spettacoli di strada e in costume, dai balli tradizionali alle mostre di arte e di fotografia, dagli artigiani a coloro che mostrano gli antichi mestieri, dai convegni a tema culturale alla tradizionale competizione del "chilo di marroni più grandi", il marrone d'oro.
Venite a trovarci, ad ottobre, nei due fine settimana della Festa della Castagna e scoprirete un piccolo mondo movimentato di colori e sapori, di allegria e musica, inseriti nella struggente cornice dell'autunno e del castello che ha dato i natali a Michelangelo.